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STOCAZZO EDITORE: PUBBLICARSI SUL SERIO

Frank Zappa – Don’t eat the yellow snow

di Luisa Raimondi

«Finalmente ho trovato un editore capace, che mi capisce, che mi supporta come autore, che mi incoraggia e che ha una linea editrice snella e di qualità. Pubblica solo me».

Questo è uno “sbordonismo”, cui ne aggiungo un altro: «Tutti i diritti riservati a stocazzo», non citato a caso.

Sono tratti da “Sbordonismi” – appunto – scritto da Maurizio Sbordoni e pubblicato dalla sua casa editrice.

Sul retro di copertina dei suoi libri leggiamo: «Perché non c’è nulla di peggio, per un autore e per chiunque faccia un qualsiasi lavoro, dell’indifferenza assoluta del mondo in cui dovrebbe essere veicolata la sua opera».

Vi introduciamo così, tra un apparente “serio e faceto”, a un interessante esperimento editoriale.

Sbordoni ha iniziato a scrivere per catarsi, nel 2010, non appena appresa la terribile notizia della malattia della madre, cui dedicò il suo “Stavo soffrendo ma mi hai interrotto”, all’epoca uscito per una casa editrice non di sua proprietà.

Sarcastico e dal grande sentimento a volte mascherato da cinismo (odio per il cugino Alessandro compreso), è una penna che ti porta diretta nelle pieghe dei rapporti umani e al centro delle storie, anche le più fragili e difficili, riuscendo a farti ridere sonoramente e senza sensi di colpa mentre il tuo cuore empatizza sincero con le vicende che racconta.

Grande autoironia, acutissimo sguardo sulla società e sfacciata schiettezza, nei suoi libri Maurizio Sbordoni si racconta senza nascondersi, mostrando sottile intelligenza e un senso spiccato di libertà.

Lo stesso che lo ha portato a diventare editore di sé stesso. Solo di sé stesso.

Lo abbiamo intervistato per conoscere le ragioni, gli esiti e i progetti legati alla sua casa editrice: la Stocazzo Editore.

«Quando e per quali ragioni hai deciso di fondare la tua casa editrice?»

«Sono sempre stata una persona che ha particolare difficoltà a rispettare le regole o stare in un sistema preordinato e imposto; la gestazione della decisione di fondare Stocazzo Editore è stata lenta ed è nata dalla mia insofferenza e rifiuto per il sistema editoriale. Nella filiera l’autore è considerato l’ultima ruota del carro, nonostante senza di lui non ci sarebbe il prodotto libro; così, dopo varie esperienze con le case editrici dove, oltre a scrivere, dovevo scegliere o disegnare io la copertina e viaggiare a mie spese, senza che mi venisse riconosciuto anche l’euro lordo contrattuale, ho pensato di passare dall’altra parte della barricata e diventare anche l’editore. Soprattutto così ho evitato il costo della distribuzione, che si prende il 50% del valore del libro, perché vado direttamente ai miei lettori.»

«Il nome della tua casa editrice: provocazione, marketing geniali o sindrome di Tourette?»

«Il nome è certamente provocatorio e molto indicato per contrastare il mondo editoriale, anche indipendentemente dalla valenza di marketing. Nasce da un pensiero che mi balenava in testa ogni volta che incontrato un collega autore che si complimentava con me per l’ultimo contratto firmato. “Complimenti, beato te!”, io dentro di me pensavo “eh, beato stocazzo!” espressione gergale che nasceva dalla considerazione che in realtà avevo fatto tutto io, spesso senza neppure risposte al telefono. Beato…per cosa? Quindi quando è stato il momento di dare un nome al mio esperimento editoriale, mi è venuto naturale chiamarla Stocazzo.

Si è dimostrata una chiave di lettura molto felice, perché ci comprano come se fossimo un gadget, un’icona; siamo molto lontani dal concetto di letteratura come approccio e come sensazione, siamo molto vicini all’idea di dare un senso all’odio per mio cugino Alessandro, ad un certo tipo di conformismo e di borghesia. È una lotta continua: la gente sale a bordo, compra i libri per partecipare a tutto questo, non ha quasi nessuna intenzione di leggerli, la stragrande maggioranza di persone che compra i libri di Stocazzo non li legge. Resta il fatto certo che se avessi chiamato diversamente la mia casa editrice avrei venduto un centesimo di quello che ho venduto, a parità di modo di vendere, di comunicazione e soprattutto di contenuti. Questo fa riflettere sul sistema e sullo stato del mondo editoriale odierno, ma direi degli ultimi 25 anni.

«La tua battaglia contro il mondo editoriale, sotto il profilo delle vendite, pare dunque vinta; tuttavia il fatto che tu mi parli di persone che acquistano senza leggere mi pare una sconfitta da un altro punto di vista. Leggiamo poco in Italia: quale potrebbe essere per te il modo per riportare le persone a leggere?»

«Molto interessante. Diciamo che, sì, l’autore ha perso. È un fenomeno molto diffuso, non solo per la mia casa editrice dal nome pittoresco. Si tende ad osservare un acquisto impulsivo per il prodotto libro, accumulandoli senza leggerli. È molto difficile ovviare a questo problema. Nel nostro piccolo lo stiamo comunque facendo; tantissima gente mi scrive dicendo che ha ricominciato a leggere con i miei libri o addirittura iniziato! Nel 2023 un italiano su due non ha acquistato, quindi letto, neanche libro in un anno: dati impressionanti. Ecco, noi di Stocazzo abbiamo molto successo nello zoccolo duro dei lettori forti, che sono quelli che leggono dai 15 ai 25 libri all’anno. In Italia, abbiamo, tra i lettori, una percentuale alta di lettori forti, soprattutto. Non so quale sia la soluzione. Noi ci abbiamo provato spostando l’attenzione dal libro alla causa che abbiamo sposato, intercettando la persona, prima che il lettore: prima li conquistiamo, li ammaliamo, li incuriosiamo con la nostra battaglia, per farli poi innamorare del libro, che è il vero tesoro, sperando che, una volta respirata la sua magia poi non lo abbandonino più. È un processo un po’ lungo, ma il nome “Stocazzo” è stato fondamentale: con un altro nome sarebbe stato impossibile, non ho avuto paura di usare un nome così forte.

Aggiungo che la situazione futura non tenderà a migliorare: legge chi è stimolato in una certa fascia d’età dai genitori, non certo dalla scuola, che sembra fare di tutto per non farti appassionare alla lettura. Chi si appassiona davvero non l’abbandonerà più, perché sa che ti salva la vita.C’è da essere pessimisti, considerato le nuove tecnologie, gli stimoli esterni, il quoziente intellettivo. Non si può chiedere allo Stocazzo Editore chissà quali miracoli, però, ad esempio, conosco una ragazzina di 14 anni che ogni anno viene a trovarmi al Salone di Torino, ormai da cinque anni, che legge solo me; i genitori sono due lettori forti, hanno scoperto me e lei ha iniziato con me.

Il target non è più il lettore, ma lo scrittore! Siamo un popolo di scrittori e non di lettori, la “mucca da mungere” è lo scrittore, che è una contraddizione folle. Siamo un popolo di aspiranti scrittori, che non hanno assolutamente le basi per farlo e che hanno letto sempre pochissimo e questa è un’altra contraddizione. Il mio libro più divertente è la trascrizione di settanta, ottanta e-mail che ho ricevuto due anni fa di aspiranti scrittori che volevano essere pubblicati dalla Stocazzo Editore. È un mondo molto complesso. Se io ad ognuno di loro chiedessi un contributo di 1000-1500 euro, potrei benissimo campare io e tutte le mie ex mogli che ho disseminato in giro per il mondo! 110 libri l’anno, un fatturato consistente…ci avevo pensato ad una collana del genere e l’avrei chiamata “I mitomani”, perché pensare di fare questo mestiere non leggendo mai è da mitomane! Non l’ho fatto perché avrei tradito le radici e la mission della mia casa editrice, quella di pubblicare solo me.

«Mi sono ritrovata molto nelle tue parole, sia nella polarizzazione che è una tendenza generalizzata, come questa tra lettori forti o non lettori, che nel cercare di portare attenzione a qualcosa – il libro nel tuo caso – puntanto ad altro, come al marketing che lo contorna, per poi riuscire a conquistare attenzione al “vero tesoro”, come lo hai chiamato tu, il libro.

Ben vengano nicchie come la tua, tentativi di cambiare le cose, di trovare nuove strade: Spiazzati si occupa proprio di questo, scovare realtà alternative, per portarle tutte insieme alla attenzione di tutti, per dare forza ad un movimento alternativo, speranza.

Un’ultima domanda: progetti nuovi?»

Sto creando una sorta di brochure illustrativa, che distribuirò nelle varie ferie, dove presento la casa editrice, il catalogo e ne spiego la filosofia, lo “stocazzismo”.

Sto anche creando una guida ai ristoranti, con un occhio diverso, parlando di cose di solito non citate nelle guide tradizionali, come la toilette, la cucina (proprio la struttura dove si preparano i pasti), quanto sono comode le sedie, quanto è snob o meno lo chef, ecc. insomma in una linea stocazziana. Ci saranno le “stocazzine” al posto delle stelle Michelin.

Fatevi un giro sul sito web della casa editrice, ci ritroverete tutto lo spirito e i libri di Maurizio Sbordoni

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