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La Repubblica è il regno di Dio

Baustelle – Gli spietati

di Matteo Rinaldi

A metà dell’Ottocento, un ragazzone alto un metro e novanta con gli occhi azzurri e le bùccole d’oro non poteva passare inosservato. Del tutto inosservata non è passata nemmeno la sua vita.

Siamo a sud-ovest dell’Amiata, alle pendici del monte Labbro o Labaro come lo ribattezzò David Lazzaretti, nato ad Arcidosso nel novembre del 1834; una terra, quella, che in quegli anni fu testimone sia dei tentativi di costituzione del nascente Regno d’Italia che dei mutevoli confini dello Stato Pontificio.

Quasi frate, barrocciaio, soldato, marito, padre, profeta, visionario, re, pazzo, anarchico, socialista quando il socialismo non era neanche un’idea, precursore, mistico, eretico.

David è stato delimitato da ognuna queste cose senza essere stato definito da nessuna di esse. È stato circoscritto, raccontato, cantato, ricordato, seguito, contrastato, discusso e infine ucciso, ma soprattutto David è stato fedele a sé stesso.

Dal suo pensiero è nato un movimento religioso, il Giurisdavidismo. Il suo ultimo sommo sacerdote, l’ottavo, è deceduto nel 2002 senza nominare un successore.

Veggente a quattordici anni quando, in preda alla febbre, racconta in segreto a sua madre di aver visto un frate in saio grigio su un mulo bianco che gli diceva: “La tua vita è un mistero che presto ti sarà svelato”.

Fino al 1868, anno della svolta mistica che avviene esattamente vent’anni dopo la prima visione. Per David così portato a scorgere misteriosi significati nelle coincidenze si tratta sicuramente di un segno. Inizia così la sua repentina ed eccezionale conversione che lo porta, in un solo decennio, a proclamarsi il secondo figlio di Dio.

Sono gli anni in cui l’Italia vive un diffuso malcontento, i piccoli proprietari non riescono a campare delle loro terre, i minatori piegati dal lavoro inumano se la prendono con i padroni, il brigantaggio in ogni sua forma impera, la “tassa sul macinato” voluta da Quintino Sella in nome del pareggio di bilancio grava sui più poveri, i preti predicano la rassegnazione.

La “questione romana” è dietro l’angolo, la Chiesa vede minacciati i propri confini e si avvale di ogni mistico millantatore che possa avvalorare la causa, lo Stato, invece, dal canto suo reagisce con estrema durezza ad ogni insurrezione, sia per difendere i privilegi di classe che per proteggere un’unità ancora estremamente fragile. Reprimere, non prevenire, questo il suo motto.

A chi votarsi?

David è duttile, influenzato da tutto quello che vive, che sente, che vede, che legge, che immagina. È animato sopra ogni cosa dalla sua missione, ma anche permeato di valori cristiani, colmo di un altruismo dirompente, vive inoltre un periodo storico che porta in sé il seme dello stato sociale.

La sua voce invade le vallate, le sue idee danno speranza. In un clima così instabile e delicato le sue parole tornano comode sia alla Chiesa e che allo Stato.

Parte alla volta di Roma per incontrare Pio IX deciso a raccontargli sua missione per poi ritirarsi in eremitaggio. L’incontro con il Papa non avviene, ma vive comunque in isolamento per qualche tempo a Montorio Romano. Nasce il simbolo del suo credo: due C, una rovesciata con in mezzo una croce, simbolo che appare sulla sua fronte e che viene cucito sugli abiti dei suoi adepti. Torna sul Monte Labbro dove fonda la Nuova Sion. Costruisce, con il consenso delle autorità ecclesiastiche, la sua chiesa che si basa su tre istituti religiosi: la Santa Lega dedita all’assistenza dei bisognosi, la Società delle famiglie cristiane in cui tutti i seguaci lavorano mettendo in comune i propri beni e dove gli organi dirigenti vengono eletti a suffragio universale, quindi con anche il voto delle donne in un tempo in cui è impensabile soltanto concepirlo (lo Stato italiano lo concederà solo nel 1946, quasi un secolo dopo), e infine il Pio Istituto degli eremiti penitenzieri e penitenti.

Predica, fa proseliti in tutta la Toscana, forte del suo carisma arriva fino in Francia, si proclama il “Re dei re”.

Deve guidare l’umanità verso l’ultima era, quella dello Spirito Santo improntata sulla legge di Diritto dopo che si è conclusa l’era del Padre caratterizzata dalla legge di Giustizia ovvero Mosè e le sue tavole della legge e l’era del Figlio concretizzata dall’arrivo di Gesù sulla terra.

Il nuovo regno è vicino, bisogna annunciarlo. Il 18 agosto del 1878 una processione composta da migliaia di persone scende, pacifica e disarmata nei fatti e negli intenti, dal monte Labbro verso Arcidosso. Una bandiera rossa reca la scritta “la Repubblica è il regno di Dio”.

Ad aspettarli ci sono i timori dello Stato e della Chiesa, una pattuglia di carabinieri, un militare e una pallottola che colpisce la fronte di David e, insieme, il simbolo della sua chiesa. Gli spari sulla folla inerme fanno tre morti e quaranta feriti. David muore, la sua idea no.

David Lazzaretti è quasi analfabeta e scrive libri, immagina e costruisce una società più giusta, segue la sua vocazione e non si cura di chi gli dà del pazzo. Se è pazzo lui, allora saranno pazze anche le migliaia di persone che lo seguono, che lo leggono che rinnovano da più di un secolo la sua idea.

David è un ideale. Fragile e resistente come solo un ideale può essere.

È di ingenuità disarmante, nonostante gli eventi non vede e non sente chi di lui vuol fare uno strumento o vuole disfarsene quando non serve più.

David è di un’arroganza immensa, è il secondo figlio di Dio, lo è senza boria, lo è davvero, è colmo di umiltà quando lo dice.

È pensiero, è unità, è fratellanza, probabilmente è più di quanto lo Stato e la Chiesa hanno saputo fare.

David è negli affetti di Don Bosco, negli studi di Gramsci, di D’Annunzio, di Maupassant, in uno spettacolo di Cristicchi, nei testi di Jimmy Villotti, sulla copertina di un disco dei Baustelle.

David è un assassinio, ma per mano di chi è morto?

È poi morto davvero?

Per il materiale video e foto grazie alla Biblioteca Franco Serantini – Istituto di Storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa – bfs.it

1 commento su “La Repubblica è il regno di Dio”

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